Cinque giovani tra i 19 e i 21 anni delle province di Ragusa e Messina presentano sintomi di miocardite o pericardite, in un caso addirittura entrambe le patologie, dopo aver fatto la seconda dose di vaccino anti covid. Una di loro, una 20enne di Modica, è finita in ospedale in condizioni critiche, poi per fortuna subito stabilizzate. Tutti erano stati vaccinati con Moderna, a parte una ragazza del Messinese in vacanza nella nostra provincia, che aveva ricevuto il vaccino Pfizer nel suo centro di residenza. Proprio quest’ultima ha accusato i primi sintomi neanche un mese dopo l’inoculazione della seconda dose di Pfizer, mentre gli altri 4 giovani di Modica e Ispica hanno cominciato a sentirsi male già tra le 48 e le 72 ore successive alla seconda dose di Moderna.
Nessuno dei 5 giovani presentava patologie pregresse e tutti godevano di ottima salute. Inoltre nessuno di loro aveva accusato sintomi importanti in occasione della prima dose di vaccino, a parte un po’ di spossatezza e malessere generale durato dai 3 ai 5 giorni. La ragazza 20enne di Modica si sta curando a casa con massicce dosi di cortisone (fino a 18 mg somministrati 3 volte al giorno) e una pillola specifica per stabilizzare e proteggere il cuore. Nei prossimi giorni sarà sottoposta ad una risonanza magnetica per valutare la modifica della posologia dei farmaci, al fine di ridurne le dosi.
Nei giorni scorsi, ulteriori dati sono stati forniti da studi internazionali.
“L’incidenza di miocarditi post-vaccino è di 1 caso ogni 1.000 dosi nei giovani maschi”. È quanto emerge da uno studio coordinato da Andrew Crean, professore di Medicina all’Ottawa Heart Institute. Il trial ha coinvolto 32.379 persone vaccinate con dosi a mRNA. È uno degli studi più importanti realizzati finora che mette in relazione vaccini, sintomi e risonanze magnetiche cardiache. Dal 1º giugno al 31 luglio 2021 sono state analizzate 15.997 somministrazioni di Moderna e 16.382 di vaccino Pfizer e sono state identificate 32 reazioni avverse gravi: 18 pazienti con diagnosi di miocardite, 12 di miopericardite e 2 di pericardite. I tassi di segnalazione più elevati sono stati tra i maschi tra i 18 e i 24 anni. Il rapporto tra i sessi era di 2 femmine su 29 maschi. Nella maggior parte dei pazienti, l’insorgenza dei sintomi è iniziata nei primi giorni dopo la vaccinazione con corrispondenti anomalie nei biomarcatori e prima verifica all’elettrocardiogramma. La risonanza magnetica cardiaca ha confermato alterazioni miocardiche e pericardiche acute con la presenza di edema dimostrata con mappatura dei tessuti: “I nostri casi – si legge tra le conclusioni della pubblicazione di Andrew Crean – dimostrano una stretta associazione temporale tra il vaccino mRNA e il successivo sviluppo dei sintomi in un lasso di tempo relativamente breve. La risonanza è stata in grado di identificare il coinvolgimento a livello tissutale inoltre, in un terzo dei casi, la funzione ventricolare sinistra era lievemente depressa, ma non ci sono state riammissioni o decessi. Sarà necessario un ulteriore follow-up per accertare gli esiti a lungo termine”.
Uno studio simile, coordinato da Ari Robicsek con il Dipartimento di Malattie Infettive del Providence Regional Medical Center Everett di Washington, ha descritto la necessità del trattamento dell’insufficienza cardiaca nel 40% dei pazienti con miocardite (nonostante l’assenza di precedenti episodi di insufficienza cardiaca) e della terapia intensiva nel 10%.
L’incidenza di malattie cardiache infiammatorie dopo il vaccino mRNA rimane un punto fondamentale nella valutazione rischi/benefici per classi d’età, lo studio canadese aggiunge dettagli che finora non erano stati così ben indagati. Uno studio israeliano, nell’aprile 2021, aveva già evidenziato una relazione sequenziale tra il vaccino mRNA e miocardite, la maggior parte dei casi in giovani uomini, sani, con un’incidenza fino a 25 volte superiore rispetto il normale tasso nella popolazione (pre pandemia).
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